I nostri Autori (anzi, Autrici in questo caso) continuano a regalare immense soddisfazioni in Casa RPlibri!
È infatti giunta qualche ora fa la notizia del podio del Premio Castello di Prata Sannita L’Iguana – Anna Maria Ortese, giunto alla VII edizione, che vede, per la Sezione Poesia Edita, Tempo Tecnico di Daniela Matronola al primo posto e a Non Si Muore Di Notte di Vannina Zaccaria al secondo.
Il prestigioso Premio, con la direzione scientifica dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli, fu fondato da Gerardo Marotta in gemellaggio con l’Istituto di Cultura armena di Istanbul e il Consolato del Canada. L’ideazione e la progettazione del prestigioso premio è frutto dell’impegno civile e della passione culturale di Lucia Daga, Esther Basile, Maria Stella Rossi e Rosy Rubulotta.
Come si legge nel bando per l’edizione 2020, il Premio è giunto alla sua VII edizione con la certezza di aver contribuito alla conoscenza del territorio attraverso presenze di intellettuali, storici, letterati, attrici e musicisti di grande valore, provenienti da ogni parte d’Italia.
Il progetto è intitolato come il famoso romanzo L’iguana, scritto nel 1965 da Anna Maria Ortese. Le sezioni del Premio sono le seguenti: Narrativa (giuria presieduta da Gabriella Fiori e M. Bhogos Zekiyan) e Saggistica; Poesia edita (presieduta da Elio Pecora e Roberto Deidier) e Poesia inedita; Cortometraggio, Fotografia, Musica. Le giurie hanno visto nomi prestigiosi per la sezione Poesia edita, come Lucia Stefanelli Cervelli, Bruno Galluccio, Rita Felerico, Esther Basile, Cinzia Dolci e Adriana La Volpe.
Una notizia di gioia e speranza in questo momento ancora difficile per tutti gli operatori del mondo della Cultura e della Poesia: non possiamo che festeggiare e complimentarci ancora con Daniela e Vanina, parte integrante, come tutti i nostri Autori, della piccola grande famiglia RPlibri!
La poesia di Sergio Carlacchiani fugge e riappare, è seducente e inafferrabile come una bella donna effimera che si materializza sui “ sedimenti” della notte. Corre fluida e inesorabile, inarrestabile nel suo fiume – anima di artista. Attesa, eversiva,amata tanto da incidere il marmo freddo della vita fino alle cavità del cuore umano. E’ un artista versatile che dipinge con colpi di luce l’anima umana, ma nello stesso tempo si lascia divorare il cuore fino all’ultima stilla d’amore. I suoi dipinti sono tessuti di poesia, di una tensione che con velocità adamantina di luce dona forma all’oscurità. La sua ricerca di verità è mai paga di sé, ma si dilegua in una vacuità che sale da un lago di luce che dona equilibrio […] I suoi versi chiamano a sé i poeti erranti, per trarre di terra in terra il nettare nel respiro nell’invisibile. La poesia è sua amica fedele, si trova ai margini del pozzo, è stata eletta per la luce. Non c’è spazio per la retorica, ma solo per la spontaneità del cuore che arrossisce innamorato dell’alba al risveglio. Antidogmatico è il suo sentire, ricco della forza leonina e gaudente della cara amica Alda Merini, dello lingua chiara e tagliente di Allen Ginsberg, con il suo malessere che si strugge nell’istante e che dilegua e lentamente muore […]
Dalla quarta di copertina di Filomena Ciaravella
Dal fortilizio
Amici questo voglio dire
nella dimensione del sacro
solo l’anima può evadere vera
un’architettura fragile leggera
costruita su vocaboli saldi
sarà la mia voce rauca magica
portatrice d’umile bellezza
nei vostri luoghi ad incarnarsi
a pellegrinare e sparire in versi.
Nato a Macerata nel 1959, Sergio Carlacchiani (pseudonimi: Karl Esse – Sergio Pitti – sergio e Basta!) è performer, attore, doppiatore, poeta e pittore. Direttore artistico di varie rassegne teatrali si è occupato di poesia lineare, visiva, concreta, sonora e di mail art. Ha pubblicato nel 1979, “Poesie”, per la Collana Poeti D’oggi, Gabrielli Editore, Roma; nel 1983, “Quadri di Parole”, a cura dell’Associazione per le Ricerche sulla Scrittura, Grafi che Cardarelli & Casarola Editore, Monte San Giusto, Macerata; nel 1987, con lo stesso Editore ha pubblicato Quadri di parole 2. Dal 2016, dopoun lungo periodo d’inattività ha ripreso a scrivere. Si è formato come attore, presso la scuola del Minimo Teatro di Macerata. Ha seguito diversi corsi di perfezionamento e specializzazione. Ha conseguito a Roma il diploma d’impostazione e uso della voce e tecnica del doppiaggio cinematografico, sotto la guida del maestro Renato Cortesi. Da molti anni si occupa di porgere la poesia in maniera multimediale e spettacolare. […] Numerose sono le sue mostre personali e collettive di pittura, scultura e poesia, altrettante sono le performances, gli happening e i vernissages realizzati in diverse città italiane ed estere.
Prezzo copertina: euro 14,00 13,30
Pagine: 128
Codice ISBN: 9788885781351
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per il sito “Gli amanti dei libri” a cura di Nicola Vacca
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per il blog “Zona di disagio” a cura di Donato Di Poce
Intervento dell’Autore a Radio Erre per la rubrica “Buongiorno con il caffè” di Luciana Interlenghi
Note di lettura a cura di Donato Di Poce per Indiscrezioni dal fortilizio
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per la rivista “Frequenze Poetiche” a cura di Filomena Ciavarella
Articolo dedicato all’Autore e alla presentazione di Indiscrezioni dal fortilizio apparso su CronacheMaceratesi.it
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per il blog “Zona di disagio” a cura di Marcello Buttazzo
Umberto Piersanti, Presidente del Centro Mondiale di Poesia Giacomo Leopardi di Recanati, interviene su Indiscrezioni dal fortilizio
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per il blog di poesia “Transiti Poetici”
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio a cura di Cinzia Marulli per “Parola Poesia”
Nota di lettura per Indiscrezioni dal fortilizio a cura di Giulio Maffii per “Atelier”
Nota critica per Indiscrezioni dal fortilizio firmata da Ivano Ciminari e riportata da BMN – Bookshop Magazine News
A Sergio Carlacchiani
di Gianluca Conte
Con tuoni e fuochi d’artificio celesti bisogna parlare a sensi fiacchi e insonnoliti
F.W. Nietzsche, Così parlò Zarathustra.
Tutto è follia in questo mondo fuorché il folleggiare.
Tutto è degno di riso fuorché il ridersi di tutto.
Tutto è vanità fuorché le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze.
G. Leopardi, Zibaldone di pensieri.
Il fondo del pozzo è nero
inviso ai più,
così come è nera
la cima più alta,
dove il centurione Marco
perse per sempre
l’Aquila d’oro del padre,
svergognando la Legione.
Sei partito, Sergio, alla ricerca
dell’impossibile reliquia,
la tua voce ha scavato
gli eoni della Terra
i solchi gravi d’un Lemure tremendo,
sei giunto al confine dell’Orsa
sull’orlo dell’onnivoro mondo,
e lì, il tuo corpo ha scelto Euterpe.
D’allora tu canti l’uomo,
il suo Essere di carne e gesso
le sue vette insanguinate
e le mitiche cadute
ove il pozzo è sempre nero;
eppure alluma, lì sul fondo,
la tua gravida parola
di tuono e incenso.
E mille piani e mille ancora
rifulgono dal culmine del Vuoto
– vedi, amico mio? –
non c’è freno all’orrore
d’un uomo gelido
che ha visto l’acqua
diventare fuoco e bruciare
i simili nei fossi e nelle vore.
Ti chiedo, allora: non smettere di andare
oltre l’uomo, oltre il limite
di questi cuori pavidi e convessi,
che mutilano istanti e dominano voglie.
La tua voce, Sergio, è parola di vento
che purifica i miasmi del mondano,
è tempra siderale che rinnova
i nostri canti di ventura.
Gianluca Conte
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per “Culturelite” a cura di Guglielmo Peralta
Recensione di Indiscrezioni dal fortilizio per “EraOra Notizie” a cura di Roberto Tanoni
Carlo Floris intervista l’artista Sergio Carlacchiani per “L’Autoradio” (Arcipelago Libri), qui la puntata in versione integrale
Un commento per Indiscrezioni dal fortilizio pubblicato sul blog “Limina Mundi” a cura di Adriana Gloria Marigo
Poesia. Amore viscerale espresso nell’età dell’innocenza. Recitata, declamata tra i banchi di scuola. Sulle mani, solchi musicali, consumati a quattro anni con corde di chitarra rosso fuoco prometeico. Percezione della bellezza. Ascoltare, ascoltarsi. Suoni e assonanze, rime dell’infanzia. Appoggiare la parola. I modi alternati. Sentir nascere in sé il desiderio, la voglia, l’iniziazione all’estetica, al senso etico del mondo. Nessuna morale, atto primigenio ancestrale, espressione del racconto, dell’affabulazione, del godere la creazione universale. Cielo e terra fusi. Non è dato conoscere per chi o per cosa. Presenza ed esistenza, estatica la vita scorre piena e assume densità consistente. Maturità precoce si potrebbe dire, ma non senza lo svantaggio dell’inseguimento. Col fiato addosso non conviene girarsi a guardare. Si rischia il panta rei. Liquefa il mondo sin dagli albori. Incandescente l’attesa a raffreddarsi. Si svuotano gli spazi. Si cercano adattamenti, complementi, supplementi. Sommatorie d’angoli. Geometrie degli asintoti. Polifonie. Sintonie. Sinfonie. Tutto risuona. Da soli non si va da nessuna parte. Questo è certo. La certezza racchiude l’intera probabilità. La probabilità è indeterminazione. Coesistenza di opposti e intermediazione.
Dall’Introduzione dell’autore
Coscienza
Cosa potrei raccontare
a me stesso se non potessi sentire
più il tormento?
Questo brusio di foglie
che fanno ombra alla luce del sole
tramontata svanisce a poco a poco.
Non vedo più dove si perdono
le urla: certo non oltre l’azzurro.
E voi, impavide nubi
perché il vostro silenzio
è così mortale? Possano
le vostre acque bagnarmi l’anima
deserta.
Non rimane che la fioca luce
di uno sguardo tra monti e distese,
lì un tempo fioriva il mio cuore.
[…] Dalla quarta di copertina
Filippo D’Eliso è nato a Baragiano (Potenza) nel 1964 e vive nel casertano. É compositore esperto degli aspetti interdisciplinari della Composizione Musicale in Ambiente Informatico. Diplomato in Musica Corale e Direzione di Coro, Composizione e Musica Elettronica, si specializza in Musica e Spettacolo. Elabora musica della tradizione per il teatro. Opera con consulenze e assistenze musicali, ed elabora orchestrazioni, arrangiamenti, digitalizzazioni, programmazioni al computer e composizioni originali per importanti realizzazioni discografiche e cinematografiche. Svolge attività di ricerca.
Prezzo copertina: euro 10.00 9,50
Pagine: 58
Codice ISBN: 9788885781344
Sergio Carlacchiani legge ed interpreta alcuni versi tratti da Lì un tempo fioriva il mio cuore
Scrivevo così una quindicina d’anni fa sul mio blog, riportando la notizia della morte di una grande poetessa e cara amica, Adriana Scarpa, incontrata in tantissime occasioni di premi letterari: “La poesia non muore, la poesia non è morta. Anche se la voce può cessare, anche se il canto sublime può interrompersi indefinitamente, l’anima della poesia resta. E resta fra noi la poesia di Adriana Scarpa, che malignità terrene hanno strappato a questo temporaneo viaggio di materia. Adriana Scarpa, infatti, non c’è più: è deceduta lo scorso 19 ottobre 2005, lasciando tutti noi costernati e affranti. Adriana Scarpa è stata, è, una grande poetessa, e senza alcuna retorica ma riconfermando una realtà che è sempre stata sotto gli occhi di tutti noi che scriviamo poesie e ci sforziamo di dare un valido contributo all’attuale panorama poetico italiano, possiamo ben dire che la Nostra Poetessa è stata – e continua ad essere – un preciso riferimento, un punto fermo, un modello eccelso da seguire, da studiare, da amare.
Nata a Venezia nel 1941, sua abituale residenza è però stata la città di Treviso, dove appunto si è spenta. Ex funzionario della Banca d’Italia, Adriana fin da piccola aveva sempre dimostrato particolare predilezione per la poesia, tanto da affermarsi, nella sua maturità poetica, in importantissimi concorsi letterari nazionali, nelle cui commissioni giudicatrici figuravano nomi prestigiosi della letteratura contemporanea, quali Ungaretti, Caproni, Zanzotto, Bo, Galasso, Grisi e tanti altri. Numerosissimi i primi premi, intensa la sua attività letteraria e prolifica la sua opera, con più di trenta pubblicazioni, per la maggior parte avute in premio e sempre qualificandosi con molto merito ai primi posti nei vari concorsi. Ultimamente la sua città, Treviso, le aveva pubblicato un’antologia completa di intervista, dedicandole un’intera giornata di festeggiamenti.
Una poesia intensa, alta, quella di Adriana Scarpa, che lascerà certamente un’impronta per la sua peculiare e caratteristica espressività.
Proponiamo, per il settimo incontro de “La Scansia poetica di RPlibri”, un esempio della sua lirica melodiosa.
Uno spazio dedicato ad aforismi, dieci poesie, pensieri che in pochissime pagine spillate, proprio come un quaderno, può rappresentare un gioiello da collezionare o regalare in ogni occasione. La nostra carta sarà sempre pregiatissima e avoriata e il risultato sarà un vero e proprio quadernetto poetico, leggero ed elegantissimo. Una nuova soluzione per chi ambisce ad un importante lavoro editoriale.
A scuola ci fecero leggere un libro di Remarque, “Niente di nuovo sul fronte occidentale”. Non sapevo che quel libro sarebbe stato profetico. Dal nostro fronte, che ha costruito molte guerre, al servizio di altrettanti interessi, si è pasciuta una pandemia che il grado di evoluzione sociale non ha contenuto ma ha diffuso. Forse per la presunzione che tutto fosse sotto controllo o che del controllo si potesse fare a meno. La storia è breve. Finisce con il disorientamento. E quando una storia finisce tanto vale cominciare un’altra.
Riprendiamo la rubrica de “La scansia poetica di RPlibri” dedicando questo sesto appuntamento ad un altro importante poeta napoletano recentemente scomparso: Alberto Mario Moriconi. Desidero ricordarlo qui, con rispetto e grande ammirazione, avendomi egli dedicato un breve spazio su Il Mattino nel lontano 1984, parlando della mia seconda pubblicazione di poesia. Alberto Mario Moriconi, nato a Terni ma sempre vissuto a Napoli, è stato infatti anche un attento critico letterario e un riferimento preciso nel panorama letterario napoletano, e non solo, dell’ultimo novecento.
La sua poesia, corroborata dalla sua forte personalità di intellettuale eclettico e sempre alla ricerca di motivi profondi di ispirazione, è tesa ad una trasfigurazione della realtà, mettendone in risalto polemiche, moralità, costumi. Il tutto con una vena di profonda ironia, quasi una satira, di cui è intriso il suo dettato poetico, che sotto certi aspetti si fa anche denuncia e cronaca sociale. Il suo stile è ricco di metafore, allitterazioni, giochi di parole. Ne riportiamo qui di seguito alcuni esempi.
La disoccupata e la meretrice
Essa dice dice d’un posto,
è riccia mora, la pelle scabra
[però avrebbe attratto
(ancora?…)],
forse le spetta (il posto),
confida, e l’amica nega, saputa,
nel viscido scendere, un’ansa
intestinale, della ventruta
tonitruante città.
Che forse, può
darsi, l’avrà, no?
<< … Dio ssolo ‘o
sape >>.
L’amica nega: << Con quelle cape!… >>
<< E nun sonco, vuò
dicere, mo, manco cchiù bella…
no? >>
<< Tu non si’ quella che
si dà, cumm’io mi do,
me donco >>.
Scendono per le budella
della città (sfocianti
al mare, all’Immacolatella).
<< I’ nun dico “fai male”:
nu ‘o saccio fa’! >>
<< Porta l’onore – e cuntame –
a ‘o monte di pietà.
S’impara, impara >>.
<< E nun sonco cchiù chella
ca ‘mparà può… Tu credi,
“cu chelle cape,
niente da fare”…? >>
<< Tu sei un’Immacolatella
che niente
d’ ‘o mare
sape >>.
(Da Un carico di mercurio, Laterza, 1975)
***
L’utile e il bello
(e il vero)
E sono quello che avanti a un bivio
ristà pur conscio della via utile
e sulla meta proficua certo,
via lastricata…
fra villa e valle,
villa soprana, poi, passo incerto
e busto aitante, sceglierà la polvere,
le more e le farfalle,
la fresca e vana
valle,
e non l’altana
ciarliera e bicchierante della villa.
Solo, e già sera,
a valle…
Nemmeno!… A un bivio,
conscio della via utile…
mi sto,
e canto bucoliche balle
(giù, stazzi, stalle…).
Se rinasco, sarò
con voi, lassù (volendomi
voi).
(da Il dente di Wels, Tullio Pironti Editore, 1995)
***
Elogio dell’economia
Con sua tale ossessione del risparmio, andava
spegnendo a sassate i fanali ai viali.
S’attenuò anche il lume degli occhi,
per la riserva al domani
– e apposta udì anche di meno, –
e il lume ch’è nei medii cranii,
e, ipoteso già, i pulsi minimi
dei cuori sani (non seppe oh degl’insani
l’alte tensioni, gl’irraggi e il bruciare).
Ovvio, ovvio, anzitempo defunse (consunse
meno giorni).
<< Che sperpero di fiori… >>
Riemerso dalla cassa, soffiò su tre candele.
(da Il dente di Wels, Tullio Pironti Editore, 1995)
Alberto Mario Moriconi, poeta, giornalista pubblicista, è nato a Terni nel 1920. È vissuto a Napoli fin dalla fanciullezza e qui è scomparso nel 2010. Ha esercitato la professione di avvocato penalista, poi è stato docente di letteratura drammatica all’Accademia delle Belle Arti di Napoli. È stato critico e rubricista culturale del “Mattino”. Ha pubblicato in poesia: Vortici rupi mammole (Gastaldi, 1952), Trittico fraterno (Ceschina, 1955), Anno Mille (Rebellato, 1958), Le torri mobili (Guanda, 1963), Dibattito su amore (Laterza, 1969), Un carico di mercurio (Laterza, 1975), Decreto sui duelli (Laterza, 1982), Il dente di Wels (Pironti, 1995), Io, Rapagnetta Gabriel-e altre sorti (Pironti, 1999), Un autocommento discreto (Liguori, 2003), Non salvo Atene (Pironti, 2007). Ha inoltre pubblicato la trilogia tragicomica: Dibattito su amore, Un carico di mercurio, Decreto sui duelli nella nuova edizione a cura di A. Maglione (Pironti, 2011). Sue opere sono state tradotte in più lingue. Un’ampia bibliografia della critica sulla sua opera è consultabile nei volumi La poesia di Moriconi di Franco Lanza (Liguori, 1988) e La poesia di Moriconi (“Nord e Sud”, Edizioni Scientifiche Italiane, aprile-maggio 1996 e agosto 1998).
La Poesia è un mondo complesso e variegato, all’interno del quale è piacevole, interessante e persino gratificante viaggiare per incontrare altre realtà, altri stili e altri talenti creativi: non solo, quindi, immaginare e trarre spunti di ispirazione stando seduti alla propria scrivania, ma come l’Ulisse dantesco, solcare altri mari alla ricerca di nuovi fermenti, di sogni di altri, di filosofie e di progetti diversi dai propri. E condividerli. E’ così che la Poesia si espande, si arricchisce.
Questo preambolo per riflettere su un mio incontro particolarmente felice e gioioso. Ho conosciuto la poetessa Mariavittoria del Pozzo, per gli amici Marvi del Pozzo, l’anno scorso a Roma, e subito l’onda dolce e armoniosa della sua poesia mi ha coinvolto. Una poesia di elevato lirismo, con accenti fortemente emotivi evocati dalla natura, dal mare, ma anche dai luoghi e dalle persone.
Propongo ai nostri lettori de “La Scansia Poetica” quattro poesie della nostra Autrice, tratte dal libro “La bacchetta del rabdomante”. Buona lettura!
Considerazione II
Prender la vita a calci come un ciottolo
lo so fa male e non soltanto al piede.
Amica mia, un guizzo d’ironia
servirebbe a ottenere la distanza
ed osservarci come dal di fuori.
Un grammo di freddezza, uno d’azzardo
nel poker del trascorrer degli eventi
per scommettere come va a finire,
lieve sorriso se si vinca o perda.
***
Inverno a Torino
La luminosità dell’aria tersa e lieve
frizzante nel mattino decembrino
mi stimola a sentirmi avviticchiata
a questa mia città fresca e leggera
che sorride dai tetti dei palazzi
distesa e pigra come un gatto al sole
ma con grazia felina sulle zampe
s’erge di scatto a correre la vita.
***
Colori
Vesto il mio corpo di colori scuri,
nero, marrone od indistinti beige
eppure so che l’anima non ama
la scelta di colori cinerini.
So che si esalta all’estate più gialla
dei prati coltivati a girasole,
al turchino profondo del sereno,
quel liquefatto azzurro che è dell’aria.
Ma è il blu oltremare del Mediterraneo
che più m’avvolge, commuove, sorprende.
Soltanto un altro blu congeniale
allo spirito, più definitivo,
mi strugge con affanni e con passione,
il blu d’inchiostro della mia scrittura,
della parola vaga che mi sfugge
inadeguata sempre al mio sentire.
Quella che invoco e che non so trovare
quella che vorrei leggere, mai scritta.
***
Parole… parole
Mi sento oppressa dalle mie parole
da sempre inefficaci sulla pagina.
Scritto, il pensiero pare evanescente,
un abbozzo parziale ed indistinto.
Se nella testa tutto invece è netto
perché il comunicare è limitato?
Guardando fuori un po’ mi rassereno:
uno spicchio di cielo tra le foglie
è tutto il cielo, perché ha in sé lo spazio
d’orizzonti infiniti, sconfinati
come un raggio di sole è tutto il sole
non si consuma, illumina, riscalda,
vivifica ogni cosa di colore.
Da due parole in croce un po’ imperfette
può irrompere lo sprazzo del chiarore.
***
Mariavittoria del Pozzo vive a Torino. Da sempre si occupa, oltre che di poesia classica, di quella contemporanea nazionale e internazionale e da undici anni coordina il gruppo di poesia Tempo di Parole del Circolo dei lettori di Torino. Ha scritto nove volumi di poesia, autoprodotti. I più recenti: La bacchetta del rabdomante (2013), Pietre nel tempo (2014), Immagini ed Immaginazione (2015), Esserci e Riconoscersi (2017). Collabora con la rivista cartacea torinese di poesia “Amado mio” e cura la rubrica fissa di critica letteraria Letture condivise sul Blog romano ParolaPoesia.
Ama affiancare all’attività di scrittura poetica quella di autrice di monologhi teatrali, incentrati sulle più autorevoli figure di poeti contemporanei internazionali.
Per il secondo appuntamento della rubrica “La scansia poetica di RPlibri”, desidero proporre i versi di un grande poeta napoletano dell’ultimo novecento, che purtroppo come tanti altri amici “colleghi” ha operato per tantissimi anni ma senza mai aver ottenuto quella notorietà, o per meglio dire quell’ “ufficialità” in ambito nazionale che avrebbe meritato, pur avendo prodotto tanti libri e vinto moltissimi premi letterari importanti. Parlo di Rosario de Crescenzo, squisito poeta napoletano che si è distinto per la sua lirica attenta e formale, per i contenuti forti e importanti che spaziano dall’osservazione della natura alle riflessioni sul senso dell’esistenza, dal canto universale alle considerazioni sul sociale e sul lavoro in fabbrica, avendo egli svolto la sua professione in ambiti industriali. Rosario de Crescenzo fa parte di quella lunga schiera di poeti impegnati, ma “dimenticati” dopo la loro scomparsa. Ma la loro poesia rimane e rivive con noi.
Monte Faito
Anche quassù la roccia
aspra e tagliente
nasconde le ferite in ampi verdi
in boschi silenziosi, in ombre estese.
La pineta rifrange sulle cime
le onde di calura
e un venticello
viene a filtrare l’afa tra il fogliame.
E tu scopri i dirupi
il calcare franante esposto al salso
tormentato dai venti, macinato
in sabbia di stagioni.
Come questa che brucia
quietamente
aspettando d’incidere una ruga
più profonda nel monte.
Verrà la neve;
questi nostri passi
saranno qui esistiti senza impronta
ed è sterile d’echi
questa voce
che dice l’Infinito
lentamente
sentendosi morire insieme al giorno.
(Da “Terra di lusinghe”, 1983)
Identità
Un rabbuffo di vento
preme ai vetri
e scuote la serranda. Scroscia piena
l’acquata e la tristezza
colora solitudini sui veli
aperti della tenda,
appena mossi.
Era identica a questa
quella sera
che non volemmo dirci
altro che addio.
Dimenticammo i passi e le parole
del cammino più lieto
e lasciammo alla polvere la cura
di seppellire ceneri grà fredde.
Chiudemmo le ferite
con le argille
di fanghi avvelenati.
E fu il silenzio
il nostro essere vivi oltre l’amore.
Scroscia piena l’acquata
e il vento scuote,
discreto, la serranda.
Come se tu battessi alla finestra
per entrare a colmare questo vuoto.
(Da “Partiture”, 1984)
Lutto
Con Mimmo sono cinque
ad andarsene giovani,
per sempre!
L’accidente
beffardo, imprevedibile, ribelle
ha insolenza d’ingiuria.
Questa vita
vissuta insieme
a lungo
fianco a fianco
qui sgocciola sudori e si dissecca
lasciando la ferita dei ricordi
al consumo degli anni.
Per il resto
il pezzo nuovo è già negli scaffali
e la macchina corre
senza soste
perdendoci per strada.
Inutili domande, le parole,
non saprebbero battere alla porta
del silenzio perenne.
Di noi tutti
certo il destino è scritto
nel granello di sabbia
in riva al mare.
E l’onda viene
e sceglie
e poi ritorna
e scioglie
e lega
nodi d’alghe verdi.
Numero 6181
Anche oggi ho timbrato. Un altro giorno
segnato con il marchio degli archivi.
Vediamo, dunque…
il sessantunottanta s’è infilato
(al solito) al mio posto.
Un po’ di spazio
è sempre una conquista da cintare.
Qui
neppure se ne accorgono che esisti.
Se qualcosa
succede dentro o fuori
mai che riguardi i numeri. Persino
la cartelliera è grigia. Mezze tinte
e toni opachi aiutano il piattume
a scivolare indenne
sopra falsi problemi, tra le fredde
stupidità di norme-astruserie.
Tutto in regola, certo, da trent’anni.
Seicentottanta
quindicinali zeppi di presenze
e trecentonovanta
stipendi percepiti. Sei orologi
sono andati a rottame; nel frattempo
lavoro e scalo i vuoti
mentre in coda
la fila più si allunga: mi avvicino
ai primi posti. Un giorno sarò fuori:
non resta che aspettare.
Ma intanto ho nostalgia
dei colori nascenti nei mattini
che ritrovo all’uscita spappolati
sui cirri del tramonto.
Sono colati sopra i muri spogli
della momoria senza disegnare
un briciolo di luce. Solo a sera
il possibile affaccia le sue stelle
e disperde il mio numero nel vento.
(Da “Il diario di Luca”, 1986)
Rosario de Crescenzo è nato a Napoli il 9 maggio 1927. Dal 1947 al 1982 ha svolto mansioni direttive presso un’Azienda metalmeccanica di Napoli.
Nella sua lunga carriera letteraria ha conseguito più di 500 significativi riconoscimenti, dei quali oltre 90 sono stati i primi premi.
Tra i componenti delle Giurie dei concorsi vinti figurano nomi prestigiosi del mondo letterario contemporaneo, come Elio Filippo Accrocca, Giorgio Bàrberi Squarotti, Piero Bargellini, Libero Bigiaretti, Carlo Bo, Giorgio Caproni, Antonio Donat Cattin, Giuseppe Giacalone, Massimo Grillandi, Margherita Guidacci, Luciano Luisi, Mario Luzi, Giuliano Manacorda, Walter Mauro, Leone Piccioni, Mario Pomilio, Domenico Rea, Gaetano Salveti.
Presente in numerose antologie e riviste specializzate, ha pubblicato le seguenti raccolte poetiche:
Rivoglio la speranza (Ed. Presenza, 1976), Stagioni addormentate (Grafedit, 1976), Imperfetti per favole (Terza Pagina, 1977), La stagione perduta (Astarte, 1981), Terra di lusinghe (Ed. Blue Team, 1983), Partiture (E. Velardi, 1984), Ascoltando silenzi (E. Velardi, 1985), Quotidiano databile (Seledizioni, 1986), Il diario di Luca (T. Marotta, 1986), Il respiro del tempo (T. Marotta, 1987), Sugli approdi dell’eco (T. Marotta, 1988).
Rosario de Crescenzo è stato poeta universale perchè il suo discorso riguarda l’uomo sotto qualunque latitudine di tempo e di luogo, perchè la magia dei suoi scritti è uno specchio in cui ognuno cercandosi troverà l’immagine della sua anima. Il ritmo dei suoi versi, la fresca sensibilità che si schiude in deliziose impennate e in trasparenze serene, trovando sbocchi lirici di alta scuola, è un patrimonio del mondo e nasce da una concezione poetica di universalità, unita al magistero di una sensibilità espressiva ricca di sfumature, di immagini che hanno il respiro stesso della vita (Francesco Mannoni).
[…] Fatta questa premessa, ritengo di poter affermare con una certa sicurezza che la Frati sia una poetessa neo-lirica, che si contraddistingue per l’icasticità di alcune immagini e per l’epigrammicità, peraltro legittima considerando i componimenti aforistici dell’ultimo Montale e di Caproni ma anche di alcuni esponenti della linea lombarda come Nelo Risi e Luciano Erba. Alcune sue clausole sapienziali – ad esempio “Ipotesi”, “I ricordi”, “Il libertino”, “Anima in travaglio”, “Ricucitura” – si rifanno alla tradizione dell’ultimo novecento italiano. Sono in perfetta linea con la brevitas di alcuni grandi poeti contemporanei. È una poesia, al tempo stesso ragionativa ed evocativa, generata da una tensione gnoseologica, da una urgenza di verità. La carica evocativa delle liriche è data dall’analogismo, soprattutto nella prima parte. Più rare invece le similitudini, nonostante la sua razionalità vigile. Lo scarso impiego di deissi sta a significare la ricerca dell’oggettività o quantomeno di un discorso universale che valga per tutti.
dalla prefazione di Davide Morelli
Tasseomanzia
Testandosi dal torpore della vita,
interrogava il fondo delle foglie
girando la tazzina in senso orario
e ogni volta compariva quell’uccello
a indicare che la buona sorte
cercava lei, che era già lontana
il volto abituato alla speranza
svuotava negli occhi la tristezza
di un tempo che era già stato
e ora si presentava a reclamare
un saluto per essere tornato
un saluto per quando se ne andrà.
I testi di Lavinia Frati sono apparsi su riviste poetiche (Poeti e Poesia), su antologie poetiche (IPoet; Il segreto delle fragole; Enciclopedia contemporanea Mario Luzi). Ha pubblicato nell’anno 2019 la sua prima opera poetica “Anidramnios – Canto a due voci” con la casa editrice Controluna.
Prezzo copertina: euro 10.00 9,50
Pagine: 48
Codice ISBN: 9788885781313
Recensione de La Voce Sognante sul blog di poesia Transiti Poetici
Recensione de La Voce Sognante per “Carte Sensibili” a cura di Paolo Gera
Giuseppe Vetromile è nato a Napoli nel 1949. Attualmente svolge la sua attività letteraria a Sant’Anastasia (Na), città in cui risiede dal 1980. Ha ricevuto riconoscimenti sia per la poesia che per la narrativa in importanti concorsi letterari nazionali. Numerosissimi sono stati i primi premi. Ha pubblicato più di venti libri di poesie, gli ultimi dei quali sono Cantico del possibile approdo (Scuderi, 2005), Inventari apocrifi (Bastogi, 2009), Ritratti in lavorazione (Edizioni del Calatino, 2011), Percorsi alternativi (Marcus Edizioni, 2013), Congiunzioni e rimarginature (Scuderi, 2015), Il lato basso del quadrato (La Vita Felice, 2017), e il libro di narrativa Il signor Attilio Cìndramoe altri perdenti (Kairos, 2010). Ha curato diverse antologie, tra le quali, recentemente, Percezioni dell’invisibile, L’Arca Felice Edizioni, 2013; Ifi genia siamo noi (2015) e Marenostro quotidiano (2018) per Scuderi Editrice. È il fondatore e il responsabile del Circolo LetterarioAnastasiano. Partecipa a numerose giurie in concorsi nazionali e internazionali. Organizza incontri ed eventi letterari, tra cui le rassegne letterarie Il London Park Letterario a Sant’Anastasia, in collaborazione con Vanina Zaccaria, e Un caffè daMancini presso la Libreria Mancini di Napoli in collaborazione con Gennaro M. Guaccio. È l’ideatore e il coordinatore del Premio Nazionale di Poesia “Città di Sant’Anastasia”, giunto alla XVII Edizione. È presente in rete con diversi blog letterari (Circolo Letterario Anastasiano, Transiti Poetici, Taccuino Anastasiano, Selezione di Concorsi Letterari). Inoltre collabora attivamente con altre associazioni e operatori culturali del territorio nella realizzazione di eventi letterari di rilievo, prodigandosi anche nella ricerca di nuovi “talenti” poetici.
Prezzo copertina: euro 12.00 11,40
Pagine: 92
Codice ISBN: 9788885781306
Recensione di Proprietà dell’Attesa sul blog di poesia “Poetrydream” a cura di Antonio Spagnuolo
Video-presentazione di Proprietà dell’Attesa con l’Autore Giuseppe Vetromile e Melania Mollo:
Melania Mollo interpreta la poesia “L’attesa è nuda”:
Recensione di Proprietà dell’Attesa a cura di Sara Comuzzo per “YAWP”