Una voce davvero inedita, quella di Elia Belculfinè. Una voce densa, onirica, frastagliata. Una voce che sembra prendere (e pretendere) l’e- redità della migliore poesia del novecento per farne un omaggio teso al disfacimento. Perché pregna di decadentismo, questa poesia sembra dialogare con i morti e i fantasmi, spesso anche dei vivi, che il poeta incontra sul suo cammino. Così come di riflesso, il poeta incarna nei suoi scritti ciò che non è più degli uomini, se non nella morte o nel silenzio. Ovvero quella sottile sensazione di essere dentro al segreto della vita solo per subirne il richiamo straziante. E sembra dirci, Belculfinè, tra queste pagine, che il verbo inconsolabile della poesia è il solo messaggio possibile per chi vive ai margini dell’esistenza. E allora il poeta subisce, si contorce tra le parole che in questo libro musicano una litania senza fine e preternaturale; ma che anche chiarisco- no quanto sia dolce sentirsi condannati, e forse anche folli, nel destino di diventare cenere, un bel giorno. Già che la cenere è la terra fertile dove la rosa avvampa del suo colore più chiaro. Perché ogni vero poeta sa questo: che i sogna- tori vanno via se li si cerca, come le rose strappate al confine del loro lembo. E che una volta giunti alla fine, il solo desiderio possibile è di essere stati amati, compresi, bruciati per sempre. L’augurio che posso fare a questa giovane penna è allora proprio quello di trasformarsi per sempre nell’amore mai pago di una rosa, che in queste liriche sgorga dirompente e fa della voce poetante un angelo sceso all’inferno per non soffrire mai più.
[…] dalla introduzione di Antonio Bux
Apri in metà asimmetriche il mio canto come un piccolo limone.
Spezza i miei versi, i miei deliri
come uno spago d’erba
o un ramo. Passerà per le tue mani, allora,
come filatura di bianco smerlo
un sussurro denso,
intollerabile della parola amore.
Elia Belculfinè è nato nel 1983 a Caserta e vive nell’omonima provincia. Suoi lavori sono apparsi in numerose antologie di settore. Nel 2012 ha pubblicato per l’editore Aletti la raccolta Primi sintomi di una gravidanza. Sempre per Aletti, è apparso nel saggio Verso la Poesia alla ricerca di senso a cura di Maria Carmen Lama.
Notizie bibliografiche: “Personat” di Renato Ranieri
Questa personalissima raccolta di versi di Roberto Ranieri, intitolata Personat (Passacaglia e fuga) non è composta da poesie separabili e indipendenti tra loro. Infatti, all’interno delle quattro sezioni (Levare, Passacaglia, Cadenza e Fuga), gli spazi servono a isolare sezioni testuali omogenee, che nella tipica Passacaglia di matrice musicale classica (memorabili, in tal senso, la passacaglia di Bach – in do minore – o quella in re minore di Buxtehude) formano una autentica rapsodia sinfonica. In questo caso la Passacaglia coincide con cinquantaquattro ottave regolari di novenari, mentre nella sezione in Levare le ottave sono due, sempre separate. In Cadenza il testo è invece compatto, mentre in Fuga le sottosezioni sono due: nella prima le spaziature sono tra blocchi semantici coerenti, nella seconda tornano le ottave separate. Un lavoro dunque di precisione stilistica e metrica, dove un certo sperimentalismo s’abbina a una sinfonia meta-classica che prende spunto dal quotidiano e dal popolare per ergersi a composizione quasi canzonatoria, giullaresca. Ed è questa variazione di temi e di registri che più affascina nella poesia dell’autore veneto: quel sottile equilibrio tra mera composizione scrittoria e una forte consapevolezza morale e poetica del “dire in quanto s(u)ono” […]
[…] dalla introduzione di Antonio Bux
***
Ho maturato la convinzione che se HAL 9000 avesse composto una sua versione de L’avvelenata di Guccini sarebbe uscito un libro – intendendo libro nel senso di opera stilisticamente e for- malmente risolta, al di là di un esito editoriale – uguale, o molto simile, a Personat. Passacaglia e fuga di Roberto Ranieri. Eviden- zierò alcune ragioni che mi hanno portato a questa conclusione, tenendo presente che di raccolta inedita si tratta – perlomeno nel momento in cui sto scrivendo, – e che quindi mi limiterò a citare soltanto quei passaggi che ritengo necessari a sostanziare le mie argomentazioni. Anzitutto, ci sono quattro sezioni: Levare, Passacaglia, Cadenza, Fuga, con uno sbilanciamento, in termini quantitativi, nella sezione Passacaglia, che conta 54 ottave siciliane. Nello sviluppo del libro, i richiami tra stanza e stanza, ma anche tra sezione e sezione, risultano evidenti. Quindi: la divisione in sezioni giustifica l’impianto complessivo, ma la complessità del libro risiede, a mio avviso, nelle riprese; consiglio di non farne, in altri termini, una lettura a blocchi.
[…] dalla Nota al testo di Luca Rizzatello
E intanto la notte trascrive
la fideiussione in contanti su un corpo che ancora convive col mio levigando varianti di stato su fodere e pelli nel luogo di me più impensato tra i lobi fin sotto i capelli, al bivio fra milza e costato.
Roberto Ranieri è nato e vive a Venezia. Laureato in Lettere Moderne, giornalista pubblicista, lavora nel Settore Cultura del Comune di Venezia. Ha collaborato alla pagina culturale del quotidiano “Terra“ e alla rivista “Nonsolocinema”, con recensioni letterarie e musicali. È autore della raccolta Sdrucciole per lanterne, vincitrice della prima edizione del concorso nazionale “Alberoandronico” (PerroneLab, 2009). Nel 2011 ha vinto il concorso nazionale per narrativa inedita Ulteriora Mirari, con la pubblicazione di Terapie a rischio (Smasher, 2011), di cui nel 2015 è uscita una seconda edizione. Traduttore di Vikram Seth alla Milanesiana 2011, è presente in varie antologie e raccolte; un’ampia selezione monografica di componimenti è apparsa in Materia Prima (Perrone, 2012). La raccolta poetica Soffio vocale con vista (Luoghinteriori Editore, 2014) ha vinto il “Premio Città di Castello”; la raccolta Pronome impersonale (Le Voci della Luna, 2019) si è aggiudicata a Sasso Marconi il “Premio Renato Giorgi”.
In un tempo dove la poesia è sempre più̀ oggetto di una rappresentazione diretta e piana, figlia di un linguaggio sempre più simile a quello parlato, c’è chi osa, come Mark Bedin, arcaicizzare il detto poetico per renderlo puro ritmo, viscerale esecuzione sonora; ciò̀ accade ne Il fallout degli dèi, seconda opera del giovanissimo autore veneto. Autodidatta e operaio in fabbrica, al contrario di molti suoi autori coetanei, Bedin si sottrae al contemporaneo, ergendo una sua personalissima Torre di Babele, tutta incentrata sulla reverenza dell’autore nei confronti della letteratura, e nello specifico della poesia. […]
dalla introduzione di Antonio Bux
XI.
Quanto non avrei creduto affiora: Cleopatra,
e l’ascosa sua mano che altera,
per decesso affliggersi, del serpente il muso.
Ma io so, Cleopatra: fin troppo t’amasti
per non lasciarti soffrire.
S’è aggredita, rauca, ora, la luna in cielo
-Cleopatra; maledetta puttana, è tuo il seno
di nerastra chiazza, rattrappito tra le piaghe
che benigno gettato riarde nelle vaghe
folate!
Eppure mi accettasti;
non saprei dire in che misura di chi Cleopatra
in me rimanda la figura, facesti scordare.
Mark Bedin è nato a Vicenza nel 1997 e vive ad Altavilla Vicentina dove svolge l’attività di operaio in una acciaieria. Ha sempre contrapposto il suo percorso di studi tecnici al percorso letterario intrapreso in solitudine. Ha pubblicato la silloge Variazioni in versi (Controluna, 2018), poi ripudiata, scartata e rivista e mai ripubblicata. Un testo unico è stato pubblicato nell’antologia L’ovulo cercato (Occhionudo, 2019).
Prezzo copertina: euro 12.00 11,40
Pagine: 100
Codice ISBN: 9788885781399
Sergio Carlacchiani dà voce ai versi di Mark Bedin
James Marchiori dedica un pensiero alla poesia e all’opera di Mark Bedin
Recensione a cura di Diego Riccobene dedicata all’opera di Mark Bedin
Quella di Federico Pinzetta è poesia di misura e di macero. Perché l’autore brucia attorno al silenzio e alle sue venature, a volte brillanti, altre opache, ma sa anche contenere il grande argine della parola. E in questo tintinnare calmo diversi, le voci del silenzio abitano le parole ancor prima che si stendano sul foglio. In definitiva, questo sorprende di un autore così giovane, qui alla sua prima prova: scivolare nella tradizione senza risuonare il ridondante, anzi, creando micro realtà sensoriali che inducono il lettore a definire il silenzio proprio grazie alle parole che in fin dei conti non annunciano né cantano, ma si sottraggono ancor prima all’intenzione di essere scritte.
[…] dalla introduzione di Antonio Bux
Nel giro di boa delle mattonelle
sospirano le miserie,
in confronto allo stare
arboreo delle leggende
la botta del supermercato
spalmato sul cemento
raccoglie il ridicolo.
A volte è piangere un pilastro
per il gelsomino o
sputare se stessi.
Nel loro preciso essere nulla
i geli travestono.
Federico Pinzetta è nato a Mantova nel 1996 e studia Filosofia a Verona. Collabora con la rivista di filosofi a “Sovrapposizioni”. Il travestiredei geli è la sua prima pubblicazione.
La parola poetica è una commistione di senso e di suono, così come di immagini e tensioni del pensiero. Un affondo lirico nella sostanza delle cose, una incessante e ossessiva ricerca verso la prima superficie del mistero. Quando un poeta assolve, almeno in parte, a queste specifiche questioni, può ritenersi sufficientemente soddisfatto del proprio fare. Questo avviene anche per la raccolta di Carol Guarascio, dall’emblematico titolo Fiori scompagni in acqua cruda, dove il ritmo assume senso attraverso suoni ed immagini precise; dove l’amore germina, così come la solitudine, con tono leggero, mai mortificante o consolatorio.
La levità è sicuramente la prima peculiarità della poetessa calabrese, un’armonia semantica che si staglia con cura sulla pagina. Perché qui c’è rigore e franchezza, c’è volontà di esperire la vita attraverso la poesia per poi ritornare nel verso a cantare il proprio sentimento. Così come ci sono colori, oggetti, sensazioni e l’andirivieni di registri alti e bassi. Un proliferare di profumi che coinvolgono. […]
Dall’introduzione di Antonio Bux
Poesia dalla quarta di copertina
Divertimi, parola,
come un aneddoto
dopo una cena,
fuori da un locale,
mentre pestiamo
vita e sigarette
sul selciato.
Carol Guarascio è nata a Catanzaro nel 1976 e risiede a Campobasso. Laureata in lettere classiche a Perugia, attualmente è insegnante di italiano e latino al Liceo. Ha pubblicato le raccolta di poesie Il cassetto dei foulard (Talos Edizioni, 2015) e il romanzo per le scuole Ildiario di Sulpicia (Cosmo Iannone Editore, 2017).
Prezzo di copertina: euro 12,00 11,40
Pagine: 86
Codice Isbn: 9788885781245
8 Dicembre 2019 – Carol Guarascio presenta il libro Fiori Scompagni in Acqua Cruda presso la Libreria Mondadori “La Scolastica” di Campobasso (Via Petrunto 24/26) con la partecipazione di Bibiana Chierchia e Laura De Camillis
Traduzione in lingua romena della scheda de Fiori Scompagni in Acqua Cruda
15 Dicembre 2019 – Carol Guarascio presenta il libro Fiori Scompagni in Acqua Cruda presso “Na’ Cosetta” di Roma (Via Ettore Giovenale 54) con la partecipazione di Antonella Palermo
Recensione per Fiori Scompagni in Acqua Cruda a cura del blog di poesia “Transiti Poetici”
… L’autore, inoltre, muove i propri versi “geograficamente” anche per collocazione sistematica: versi in tondo e in corsivo si dipanano sulla pagina, alternandosi tra margine destro e sinistro, creando una voce nella voce interiore, una specie di doppio che, a seconda dell’occasione, amplifica o esonda, anticipa o ritorna su e per l’azione. Ed è in questo caso l’azione di dire, tramite la poesia, la superficie delle cose, per scandagliare la realtà con apparente freddezza utilizzando un’accurata mossa di autodifesa, perché l’autore pare rendersi conto di essere solo nel mondo, con il suo scrivere che lo rende alieno dai sentimenti più rozzi dell’umanità, ma vicino alla bellezza rarefatta del mondo.
Dalla prefazione di Antonio Bux
Lo sconforto dei riconosciuti
per una notte
polare
rimangono
sotto l’orizzonte,
aggrappati allo spirito;
i punti di vista
impetuosi sotto di loro,
impotenti
quanto i soccorritori
sul ciglio della gola
Daniel Skatar, nato nell’ex Iugoslavia, rientra nella Generazione X. Ha pubblicato Pallapoesia (Europa Edizioni, 2013), Paroliere (puntoacapo Editrice, 2016), Zircone (Campanotto Editore, 2018). Vive a Bratislava.
Prezzo di copertina euro 12,00 11,40
Pag. 48
Codice ISBN 9788885781153
Traduzione in lingua romena di “Collezione di Dischi Volanti”
Il blog Transiti Poetici recensisce “Collezione di Dischi Volanti”
Mariano Ciarletta recensisce “Collezione di Dischi Volanti” per il blog Poesie e Versi
Il blog di poesia Imperfetta Ellisserecensisce “Collezione di Dischi Volanti”
Le poesie de Il ritmo del mondo mi hanno molto sorpreso e convinto per l’originalità della loro forma stilistica, che introduce con ironica abilità i termini della contemporaneità elettronica e merceologica nel tessuto di una lingua colta, e per i temi in sottofondo, che sono finalmente i grandi temi del nostro presente, la natura offesa, la dematerializzazione (curiosamente affine al materialismo…), i migranti, la globalizzazione … Insomma, una buona lettura che mi ha colpito e anche intellettualmente coinvolto.
Giuseppe Conte
Fogli, foglie Nei fogliexcel Nelle pagine web Nei link, nei tweet Disincarnata è la vita Ci sconnette dal mondo L’ultima offerta wireless. Intanto il cinipide uccide Lentamente i castagni A uno a uno li sfoglia Come pagine smorte. Ma, nonostante tutto, Sullo sfondo bruno del bosco Marzo ci mostra ancora il filo Che cuce in un’unica tela La fioritura dei ciliegi e dei pruni La fogliazione dei faggi e dei frassini.
Luigi Vallebona, nato a Savona nel 1961, ha una moglie chitarrista e una figlia arpista. Laureato in Lingue, si è dedicato per molti anni all’insegnamento del francese e dello spagnolo nei Licei, oltre che dell’italiano all’estero, come Lettore MAE presso l’Università Nazionale di Córdoba (Argentina). Dal 2012 è Preside di frontiera. Si batte per la difesa della biodiversità e della varietà linguistica. Si interessa di educazione interculturale, di letteratura comparata e di narrativa, con diverse pubblicazioni, fra cui: Oltre l’oceano. Tre racconti di migrazione (con T. Oliva, ed. bilingue italiano-spagnolo, Genova, De Ferrari, 2010), Narrare il contatto col mondo. Percezione e memoria nell’opera narrativa di Claude Simon e di Juan José Saer, Bologna, Clueb, 2014, “Cascine, boschi, rittani” in A.A.V.V. Sguardo alla terra, Roma, Gutenberg#Lab, 2015. Ha tradotto in spagnolo, con J. Folco, Le irregolari. Buenos Aires Horror Tour di Massimo Carlotto, Premio MAE per la traduzione 2008. “Cascine” e “Cellule di polvere” sono già apparse, anche in spagnolo, nel volume Crinale, Córdoba, El Copista, 2008, prefazione di Trinidad Blanco de García, con il patrocinio dell’Istituto Italiano di Cultura di Córdoba (Argentina). “Cellule di polvere” è stata pubblicata anche nella rubrica di poesia curata da Maurizio Cucchi su “Specchio” de La Stampa, 21 giugno 2003. “Ceneri”, “Marzo, marze” e “La voce del bocciolo” sono apparse in Enciclopedia di Poesia Contemporanea, Fondazione Mario Luzi, 2017. “Fogli, foglie” ha ricevuto il secondo premio del Concorso Internazionale di Poesia “Città di Acqui Terme” 2015, Presidente della Giuria Giorgio Barberi Squarotti.
In che luce cadranno di Gabriele Galloni – RPlibri 2018 – Sezione L’anello di Möbius curata da Antonio Bux
Un poeta giovane ma dal sicuro avvenire Gabriele Galloni (Roma, 1995), che a soli ventidue anni esordisce con Slittamenti (2017), accompagnato da una prefazione di Antonio Veneziani. E anche io, come Veneziani, ho notato la maturità̀ stilistica e il talento di cesello (come anche di fioretto) dell’autore romano, che fa della scarnificazione il suo modellare istantanee, che però non si limitano a descrizione quotidiana di immagini o eventi ma, grazie al ritmo, figlio della grande tradizione lirica, ben mantiene alto il silenzio tra queste pagine. Perché́ Galloni anche in questa sua agile e seconda prova, In che luce cadranno, gioca tra il silenzio e il restare sospeso della poesia, e lo fa a volte con crudezza, altre volte con leggiadria, offrendo al lettore un lavoro di puntello, ma anche e soprattutto di carne, di materia viva. Ciò̀ che più̀ sorprende è l’oscillazione di un poeta così giovane, ma già̀ dal tono maturo, tra la concisione e lo stupore, tra la leggerezza e l’acume di una poesia tanto affinata quanto pungente. E le orazioni, i riti brevi di queste poesie sono dedicate ai morti, e Galloni scava in loro quasi chirurgicamente, riesumando così quella sottile lastra che divide il visibile dall’invisibile, la vita dall’aldilà, con una sapienza stilistica che si staglia attraverso una metodologia impersonale, minimale, offrendo però al lettore un ossessivo, quanto puntuale rendiconto scabro, dissacrante sulla presenza dei morti che si cela soprattutto dietro una sublimazione quasi liturgica della vita stessa. E allora, sembra dirci il poeta, “in quale luce cadranno” i vivi che ostentano il buio dentro, e soprattutto i morti che del buio fanno la loro redenzione? Al futuro di questa poesia l’ardua sentenza.
Prefazione di Antonio Bux
Ho conosciuto un uomo che leggeva
la mano ai morti. Preferiva quelli
sotto i vent’anni; tutte le domeniche
nell’obitorio prediceva loro
le coordinate per un’altra vita.
***
I morti vanno in cerca di riposo
l’uno dell’altro facendosi carico
inutilmente; ché nel continente
si va un giorno in avanti e due a ritroso.
***
Un corpo morto non è abbandonato.
Ignora – è verità̀ – le altre creature;
ignora i diktat dell’eternità̀. Ma stanne certo: un giorno tornerà̀
… Galloni anche in questa sua agile e seconda prova, In che luce cadranno, gioca tra il silenzio e il restare sospeso della poesia, e lo fa a volte con crudezza, altre volte con leggiadria, offrendo al lettore un lavoro di puntello, ma anche e soprattutto di carne, di materia viva. Ciò che più sorprende è l’oscillazione di un poeta così giovane, ma già dal tono maturo, tra la concisione e lo stupore, tra la leggerezza e l’acume di una poesia tanto affinata quanto pungente.
dalla prefazione di Antonio Bux
I morti tentano di consolarci ma il loro tentativo è incomprensibile: sono i lapsus, gli inciampi, l’indicibile della conversazione. Sanno amarci con una mano – e l’altra all’Invisibile.
Gabriele Galloni è nato a Roma nel 1995. Studia Lettere Moderne all’Università La Sapienza. Ha pubblicato Slittamenti (Augh Edizioni, Viterbo 2017) con una nota di Antonio Veneziani.